Page 9 - Catalogo_Ravenna
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templi della cristianità e diventa sempre più linguaggio di luce,
favorendo il senso di smaterializzazione che si voleva dare agli interni
delle basiliche.
Tra il V e il VI secolo d.C., soprattutto nell’arte bizantina, il mosaico
esprime perfettamente i caratteri mistici della sua cultura. La
rappresentazione richiama a una realtà ulteriore, al mondo dello
spirito: l’artista cerca in ogni modo di creare raffigurazioni che, sia
pur simili agli aspetti terreni
della vita, da essi si allontanino
profondamente.
Le immagini bizantine sono
statiche, i volti non esprimono
emozioni, i corpi non sono
volumetrici ma tendono alla
bidimensionalità, lo spazio si
annulla per mezzo dell’uso del
fondo dorato. È questa l’epoca
d’oro del mosaico.
Nei secoli successivi la tecnica musiva sarà ancora molto usata,
anche da grandi artisti, come Verrocchio, Ghirlandaio, Paolo Uccello,
Tiziano, Lorenzo Lotto, Tintoretto.
In genere si tende a utilizzarla come sostitutivo della pittura.
Nel Novecento si assiste a una vera rinascita dell’arte musiva.
Inizialmente sono artisti e architetti, come Gustav Klimt e Antoni
Gaudí, che ne riaffermano
l’importanza, riutilizzandola
in maniera creativa.
Sono soprattutto gli artisti
italiani Mario Sironi e Gino
Severini, negli anni Trenta, a
riportare in auge i caratteri
esecutivi del mosaico
di tradizione bizantina,
definendone in modo
chiaro e perentorio la sua
riattualizzazione.
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