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IL VANGELO MUSIVO

                         dI SANt’ApOLLINArE NUOVO



          Architettura  e  mosaici  nella  cultura  bizantina  si  integrano come
          anima e corpo. Se la struttura architettonica esterna è spesso povera,
          l’interno risplende di miriadi di tesserine che sovente aumentano di
          valore  con  il  posizionamento  verso  la  parte  alta  dell’edificio.  Se  il
          cotto dei mattoni è il corpo della grande basilica, lo splendore delle
          composizioni e dei colori dei quadri musivi ne sono ancora oggi la
          mirabile anima.
          I mosaici del Ciclo Cristologico sono stati realizzati durante il regno
          di Teodorico, quando la basilica fu costruita e usata dalla comunità
          ariana . La chiesa dopo la riconquista bizantina divenne luogo di
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          celebrazioni per la Chiesa Cattolica  e alcuni mosaici (ad esempio
          quelli della sezione più bassa delle pareti della navata centrale) furono
          rifatti eliminando immagini e riferimenti all’eresia ariana. I mosaici
          della fascia più alta furono conservati senza alcuna modifica, perché
          ritenuti ortodossi, cioè immagini che esprimevano rettamente la fede
          cattolica .
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          17  I Goti, come altre popolazioni barbare che invasero l’Impero romano, conobbero il cristianesimo
          attraverso la predicazione di missionari ariani.
          18  Mentre alcuni studiosi condividono questi giudizio, altri affermano che alcune immagini sono
          state scelte proprio a partire  dalla  comprensione  ariana  della  storia e della persona di Gesù. A
          prescindere da questa problematica,  riteniamo  che il racconto musivo rispecchi fedelmente  la
          narrazione evangelica e pertanto può essere letto correttamente anche senza riferimenti espliciti
          all’eresia ariana. L’arianesimo «trae nome da Ario, prete di Alessandria d’Egitto, che intorno al 320
          diffuse una dottrina trinitaria secondo la quale Cristo non sarebbe Figlio di Dio in senso proprio -
          come voleva la tradizione - ma soltanto la più eccellente delle sue creature, definita Figlio solo in
          senso accomodato, diversa dal Padre per natura e radicalmente a lui inferiore per autorità e dignità.
          Subito combattuta, questa dottrina fu condannata nel concilio di Nicea del 325 e Ario fu inviato
          in esilio […]. Il goto Ulfila, cristiano di radicale fede ariana, aveva diffuso questa sua fede fra i
          Goti ancora pagani, che gradatamente perciò si convertivano a un cristianesimo di stampo ariano,
          diffusosi in breve tempo anche fra altri barbari (Vandali, Svevi, Burgundi). Così, a mano a mano
          che queste popolazioni germaniche si stabilivano nell’impero, prima in veste di federati e poi di
          conquistatori,  vi importavano  anche la loro fede religiosa, cui erano attaccate  soprattutto  come
          segno di specificità razziale nei confronti dei Romani, ch’erano cristiani cattolici» (M. Simonetti,
          Enciclopedia dell’arte medievale).
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