Page 23 - Catalogo_Ravenna
P. 23
IL VANGELO MUSIVO
dI SANt’ApOLLINArE NUOVO
Architettura e mosaici nella cultura bizantina si integrano come
anima e corpo. Se la struttura architettonica esterna è spesso povera,
l’interno risplende di miriadi di tesserine che sovente aumentano di
valore con il posizionamento verso la parte alta dell’edificio. Se il
cotto dei mattoni è il corpo della grande basilica, lo splendore delle
composizioni e dei colori dei quadri musivi ne sono ancora oggi la
mirabile anima.
I mosaici del Ciclo Cristologico sono stati realizzati durante il regno
di Teodorico, quando la basilica fu costruita e usata dalla comunità
ariana . La chiesa dopo la riconquista bizantina divenne luogo di
17
celebrazioni per la Chiesa Cattolica e alcuni mosaici (ad esempio
quelli della sezione più bassa delle pareti della navata centrale) furono
rifatti eliminando immagini e riferimenti all’eresia ariana. I mosaici
della fascia più alta furono conservati senza alcuna modifica, perché
ritenuti ortodossi, cioè immagini che esprimevano rettamente la fede
cattolica .
18
17 I Goti, come altre popolazioni barbare che invasero l’Impero romano, conobbero il cristianesimo
attraverso la predicazione di missionari ariani.
18 Mentre alcuni studiosi condividono questi giudizio, altri affermano che alcune immagini sono
state scelte proprio a partire dalla comprensione ariana della storia e della persona di Gesù. A
prescindere da questa problematica, riteniamo che il racconto musivo rispecchi fedelmente la
narrazione evangelica e pertanto può essere letto correttamente anche senza riferimenti espliciti
all’eresia ariana. L’arianesimo «trae nome da Ario, prete di Alessandria d’Egitto, che intorno al 320
diffuse una dottrina trinitaria secondo la quale Cristo non sarebbe Figlio di Dio in senso proprio -
come voleva la tradizione - ma soltanto la più eccellente delle sue creature, definita Figlio solo in
senso accomodato, diversa dal Padre per natura e radicalmente a lui inferiore per autorità e dignità.
Subito combattuta, questa dottrina fu condannata nel concilio di Nicea del 325 e Ario fu inviato
in esilio […]. Il goto Ulfila, cristiano di radicale fede ariana, aveva diffuso questa sua fede fra i
Goti ancora pagani, che gradatamente perciò si convertivano a un cristianesimo di stampo ariano,
diffusosi in breve tempo anche fra altri barbari (Vandali, Svevi, Burgundi). Così, a mano a mano
che queste popolazioni germaniche si stabilivano nell’impero, prima in veste di federati e poi di
conquistatori, vi importavano anche la loro fede religiosa, cui erano attaccate soprattutto come
segno di specificità razziale nei confronti dei Romani, ch’erano cristiani cattolici» (M. Simonetti,
Enciclopedia dell’arte medievale).
23