Page 37 - Catalogo_Ravenna
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I mosaIcI della parete destra
Le scene evangeliche della parete destra descrivono i racconti della
passione e della risurrezione di Gesù.
Ci possiamo domandare: perché nel ciclo cristologico viene dedicato
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tanto spazio ai racconti della Pasqua di Gesù? .
Perché negli eventi evangelici, che vanno dall’ultima Cena agli
incontri del Risorto con gli apostoli ci è rivelato il volto di Dio e il
volto dell’umano, il mistero della bontà e della potenza di Dio e il
mistero del male e del peccato. Perché in questi racconti ci è donata
la notizia buona della nostra salvezza.
Alcuni tratti stilistici carat-
terizzano i quadri musivi della
parete destra. La composizione
delle scene è meno semplice
rispetto a quelle della navata
sinistra e il racconto visivo è più
vivace e drammatico. I riquadri
sono più ricchi di colori, a volte
accostati senza sfumature,
solitamente presentano accanto
a Gesù un numero maggiore di
personaggi, a volte in gruppo.
Il volto di Gesù è sempre
raffigurato con la barba. «È la
prima volta che nei mosaici
ravennati compare l’immagine
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di Cristo barbuto» . Cristo non
ha il volto di un poveraccio, che ingiustamente subisce il supplizio
terribile della croce. Ha una espressione solenne e imperturbabile.
È il volto del Figlio di Dio, che con libertà dispone di se stesso e con
amore accetta la passione, donando la sua vita al Padre per la nostra
salvezza.
33 Elementi di risposta vengono dai vangeli stessi, dove la narrazione delle azioni e dei gesti di
Gesù è sempre orientata ai capitoli finali che narrano la sua Pasqua. Si pensi, ad esempio, che questi
racconti costituiscono un terzo del Vangelo di Marco.
34 Annota il Bovini e aggiunge: «Il fatto è – come hanno notato il Mesini e il Cecchelli – che il Cristo
giovanile è il tipo ideale della divinità giovane e bella di tipo apollineo, e perciò è stato applicato al
Cristo che compie i miracoli e che compare nel Giudizio finale. Il Cristo anziano e barbato è invece
l’indice della natura umana soggetta alla passione: quella del Figlio dell’Uomo che deve soffrire».
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