Page 22 - Catalogo_Raffaello
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14. La Trasfigurazione
1518-1520, Olio su tavola, 405x278 cm, Pinacoteca vaticana,
Città del Vaticano.
La pala, commissionata dal cardinale Giulio de’ Medici, futuro
papa Clemente VII, fu iniziata nel 1518 e fu terminata poco
prima della morte del pittore, avvenuta il 6 aprile del 1520.
Raffaello struttura la pala in modo che per l’osservatore esistano
due momenti percettivi relativi alla parte superiore e inferiore
della tavola.
La parte superiore, inondata da una luce abbagliante, presenta,
anche a chi vedesse l’opera da lontano, Gesù Cristo avvolto in
un manto luminosissimo: è il Figlio diletto nello splendore della
sua identità umano-divina, tra Mosè ed Elia (personaggi-sintesi
della storia dell’antico popolo di Dio). Il tempo e lo spazio
attorno a Lui sono annullati.
Sul monte tre discepoli assistono alla scena e sembrano non
reggere lo sguardo di tanta bellezza, coprendosi gli occhi
davanti al fulgore della teofania.
Nella parte inferiore Raffaello raffigura l’incontro dei genitori
del bambino indemoniato con gli apostoli, per chiedere la
guarigione del figlio. La scena è dominata da colori più cupi,
rotti dai riflessi squillanti degli abiti di alcuni astanti. Per leggere
questa parte del quadro è necessario avvicinarsi, essere curiosi,
mettersi in moto verso la pala, che nella parte superiore ci ha
mostrato la persona di Gesù nello splendore della sua divinità.
A sinistra gli apostoli creano una diagonale e indicano Gesù,
mentre la base viene determinata dal libro tra le mani di San
Giovanni, e dal suo corpo che, come i profeti della Cappella
Sistina, si protende verso di noi.
Lo spazio diagonale, che divide il gruppo degli apostoli da
quello dei genitori, ospita di spalle la figura di una donna
inginocchiata, dalle membra candide e dal profilo di dea greca.
È la personificazione della Fede. Lei guarda gli apostoli e indica
il bambino posseduto dal demonio.
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