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Kyiv, Teheran, Gerusalemme, Dio tace |
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Quando incontro il mio vicino iraniano, ci abbracciamo in silenzio. Lui ha parenti a Teheran, sono dell’opposizione, non ha fatto in tempo a portarli via.
La lingua tace. Non sa come trovare le parole giuste, se non per litigare con Dio.
Anche Dio tace. Nel mondo c’è una tale concentrazione di male volontariamente
scelto, di routine, opera dell’uomo, un tale grumo di odio che nemmeno la parola di vita riesce a penetrarla.
Sembra che, in questo mondo riempito di odio fino all’orlo, non ci sia spazio per Dio. Proprio adesso a questo male ne ho aggiunto del mio: non ho fatto nulla per
aiutare la profuga rom che chiedeva l’elemosina in metropolitana. Non l’ho
nemmeno guardata, mi vergognavo.
Vergogna e dolore sono ora i sentimenti più forti. Come a febbraio 2022. Mi vergogno perché le mie gocce di bontà, il mio tiqqun ‘olam [in ebraico
«riparare il mondo»] sono troppo poco per fermare la follia, e non posso farci
niente. Mi vergogno perché non riesco a trovare le parole per dare un nome a ciò che sta accadendo, per descrivere, stigmatizzare, consolare. Il nostro vocabolario era fatto per altro. La mente non era pronta a essere sballottata da una guerra all’altra, da un bombardamento all’altro, in un enorme campo di paura per i propri cari – e tutti ora sono cari.
E continuo a litigare con Dio: «Dove sei?» chiedo. Tace. Tuttavia, non è
neanche la mente bensì qualcosa che è nato dall’esperienza dei litigi precedenti a
suggerirmi che Lui è nel grumo di sciagure in cui si è trasformato il mondo che
ha creato.
È il paradosso di Dio: il Dio silenzioso, impotente, afflitto, ora è vicinissimo,
qui, sulla sua terra. Tutta la terra è sua, esplosa, cosparsa di schegge, intrisa di
sangue. «Del Signore è la terra e quanto contiene…» (Salmo 24). La geografia
politica cede a quella metafisica.
Su Israele, sull’Iran, su Kyiv, Odessa, Charkiv volano i prodotti micidiali del
libero arbitrio umano. «Perché non mandi tutto all’aria, se non riesci a gestire
questa libertà? – grido – Perché tolleri tutto questo?» Tace.
E ancora una volta, non è neanche la conoscenza ma, piuttosto, l’intuizione a
suggerirmi: Dio non è un osservatore indifferente. Un osservatore ne avrebbe già
fin sopra i capelli di questo sanguinoso horror storico. Chi ama non può
distruggere ciò che è stato creato per amore. Inoltre, l’amore assoluto, di cui era
così piacevole parlare in tempi di pace, non toglie il libero arbitrio. Può
fermarlo, indirizzarlo, ma distruggere ciò che è stato creato è possibile solo per
chi esercita questa libera volontà, una creatura a due zampe in preda a un’ira
satanica.
«Perché ci hai abbandonato?» sbraito.
«E voi perché avete abbandonato me?». Risponde con una domanda a una |
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Svetlana Panič, Filologa, è stata ricercatrice presso l’Istituto Solženicyn di Mosca fino al 2017, ora è traduttrice e ricercatrice indipendente. | |||||
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I Regina Caeli di Leone XIV | ||||
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