Regina Caeli di domenica 8 giugno

 

(...) Ringrazio i Signori Cardinali e i Vescovi presenti e tutti i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. Care sorelle e cari fratelli, con la forza dello Spirito Santo ripartite rinnovati da questo vostro Giubileo. Andate e portate a tutti la speranza del Signore Gesù!

In Italia e in altri Paesi si conclude in questi giorni lanno scolastico. Desidero salutare i giovani e tutti gli studenti e i loro professori, specialmente gli studenti che nei prossimi giorni faranno gli esami al termine del ciclo di studi.

Ed ora, per intercessione della Vergine Maria, invochiamo dallo Spirito Santo il dono della pace. Anzitutto la pace nei cuori: solo un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo.

Quello che colpisce di questo invito del Papa è prima di tutto lapproccio: non si limita a benedire o a concludere un evento, ma invita a ripartire. Quando dice ripartite, sembra dirci che non possiamo restare fermi, che la fede ci spinge sempre a muoverci, a rimetterci in gioco. E non da soli: con la forza dello Spirito Santoci ricorda che non dobbiamo affidarci solo alle nostre forze o capacità, ma lasciarci guidare da Qualcuno che ci precede e ci accompagna.

Non si tratta di un generico ottimismo o di speranze umane, ma della speranza fondata su Gesù Cristo. È una speranza che nasce dalla croce e dalla resurrezione, capace di raggiungere tutti, nessuno escluso. È un messaggio missionario universale, che interpella ogni credente nella propria vita concreta.

In fondo, ci sta dicendo: Quello che avete vissuto, ora condividetelo. Non tenetevelo per voi.

Regina Caeli di domenica 1 giugno

  Al termine di questa Eucaristia, desidero rivolgere un caloroso saluto a tutti voi, partecipanti al Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani! Siete venuti da ogni parte del mondo, con delegazioni di centotrentuno Paesi.

Sono contento di accogliere tanti bambini, che ravvivano la nostra speranza! Saluto tutte le famiglie, piccole chiese domestiche, in cui il Vangelo è accolto e trasmesso. La famiglia – diceva San Giovanni Paolo II – ha origine dall’amore con cui il Creatore abbraccia il mondo creato (Lett. Gratissimam sane, 2). Che la fede, la speranza e la carità crescano sempre nelle nostre famiglie. Un saluto speciale ai nonni e agli anziani. Voi siete modello genuino di fede e ispirazione per le giovani generazioni. Grazie di essere venuti!

Oggi in Italia e in diversi Paesi si celebra la solennità dell’Ascensione del Signore. È una festa molto bella, che ci fa guardare alla meta del nostro viaggio terreno. In questo orizzonte ricordo che ieri a Braniewo, in Polonia, sono state beatificate Cristofora Klomfass e quattordici consorelle della Congregazione di Santa Caterina Vergine e Martire, uccise nel 1945 dai soldati dell’Armata Rossa in territori dell’odierna Polonia. Nonostante il clima di odio e di terrore contro la fede cattolica, continuarono a servire gli ammalati e gli orfani. All’intercessione delle nuove Beate martiri affidiamo tutte le religiose che nel mondo si spendono generosamente per il Regno di Dio.

Ricordo anche l’odierna Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali e ringrazio gli operatori dei media che, curando la qualità etica dei messaggi, aiutano le famiglie nel loro compito educativo.

La Vergine Maria benedica le famiglie e le sostenga nelle loro difficoltà: penso specialmente a quelle che soffrono a causa della guerra in Medio Oriente, in Ucraina e in altre parti del mondo. La Madre di Dio ci aiuti a camminare insieme sulla via della pace.

Queste parole ci colpiscono perché sono allo stesso tempo semplici e profonde.
L’accostamento tra bambini e anziani non è solo suggestivo: è reale. Da una parte c’è la freschezza della speranza che nasce, dall’altra la tradizione e memoria vissute che la sostengono. In un tempo che spesso frammenta, questo sguardo rimette insieme generazioni, bisogni, responsabilità.

Regina Caeli di domenica 25 maggio

  (...)

In tutto ciò a cui il Signore ci chiama, nel percorso di vita così come nel cammino di fede, ci sentiamo a volte inadeguati. Tuttavia, proprio il Vangelo di questa domenica (cfr Gv 14,23-29) ci dice che non dobbiamo guardare alle nostre forze, ma alla misericordia del Signore che ci ha scelti, certi che lo Spirito Santo ci guida e ci insegna ogni cosa.

Agli Apostoli che, alla vigilia della morte del Maestro, sono turbati e angosciati e si chiedono come potranno essere continuatori e testimoni del Regno di Dio, Gesù annuncia il dono dello Spirito Santo, con questa meravigliosa promessa: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (v. 23).

Così, Gesù libera i discepoli da ogni angoscia e preoccupazione e può dire loro: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (v. 27). Se rimaniamo nel suo amore, infatti, Lui stesso prende dimora in noi, la nostra vita diventa tempio di Dio e questo amore ci illumina, si fa spazio nel nostro modo di pensare e nelle nostre scelte, fino a espandersi anche verso gli altri e irradiare tutte le situazioni della nostra esistenza.

Ecco, fratelli e sorelle, questo dimorare di Dio in noi è proprio il dono dello Spirito Santo, che ci prende per mano e ci fa sperimentare, anche nella vita quotidiana, la presenza e la vicinanza di Dio, rendendoci sua dimora.

È bello che, guardando alla nostra chiamata, alle realtà e alle persone che ci sono state affidate, agli impegni che portiamo avanti, al nostro servizio nella Chiesa, ciascuno di noi può dire con fiducia: anche se sono fragile, il Signore non si vergogna della mia umanità, anzi, viene a prendere dimora dentro di me. Egli mi accompagna col suo Spirito, mi illumina e mi rende strumento del suo amore per gli altri, per la società e per il mondo.

Carissimi, sul fondamento di questa promessa, camminiamo nella gioia della fede, per essere tempio santo del Signore. Impegniamoci a portare il suo amore ovunque, ricordandoci che ogni sorella e ogni fratello è dimora di Dio, e che la sua presenza si rivela specialmente nei piccoli, nei poveri e in coloro che soffrono, chiedendoci di essere cristiani attenti e compassionevoli.

E affidiamoci tutti all’intercessione di Maria Santissima. Per l’opera dello Spirito, Lei è diventata “Dimora consacrata a Dio”. Con Lei, anche noi possiamo sperimentare la gioia di accogliere il Signore ed essere segno e strumento del suo amore.


Dopo il Regina Caeli

Ieri a Poznań (Polonia) è stato beatificato Stanislao Kostka Streich, sacerdote diocesano ucciso in odio alla fede nel 1938, perché la sua opera in favore dei poveri e degli operai infastidiva i seguaci dell’ideologia comunista. Il suo esempio possa stimolare in particolare i sacerdoti a spendersi generosamente per il Vangelo e per i fratelli.

Sempre ieri, memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, si è celebrata la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, istituita dal Papa Benedetto XVI. Nelle chiese e nei santuari della Cina e in tutto il mondo si sono elevate preghiere a Dio come segno della sollecitudine e dell’affetto per i cattolici cinesi e della loro comunione con la Chiesa universale. L’intercessione di Maria Santissima ottenga a loro e a noi la grazia di essere testimoni forti e gioiosi del Vangelo, anche in mezzo alle prove, per promuovere sempre la pace e l’armonia.

Con questi sentimenti la nostra preghiera abbraccia tutti i popoli che soffrono a causa della guerra; invochiamo coraggio e perseveranza per quanti sono impegnati nel dialogo e nella ricerca sincera della pace.

Dieci anni fa Papa Francesco firmava l’Enciclica Laudato si’, dedicata alla cura della casa comune. Essa ha avuto una straordinaria diffusione, ispirando innumerevoli iniziative e insegnando a tutti ad ascoltare il duplice grido della Terra e dei poveri. Saluto e incoraggio il movimento Laudato si’ e tutti coloro che portano avanti questo impegno. ( …)

 

Ci ha colpito in modo particolare un passaggio del Regina Coeli di questa domenica: là dove si dice che, anche nella nostra fragilità, il Signore non si vergogna della nostra umanità, ma viene a prendere dimora dentro di noi. È una frase semplice, ma spalanca una pace profonda.

È Cristo presente che ci offre la nostra debolezza – non ce la strappa di dosso, non la cancella – la porge, quasi ce la consegna come la via che Lui ha scelto per incontrarci.

Questo cambia tutto. Perché spesso siamo tentati di pensare che la nostra miseria sia un ostacolo. Invece qui si dice che proprio lì, dentro la nostra misura piccola e contraddittoria, abita lo Spirito, ci illumina, ci guida, e ci rende strumenti del Suo amore.

Questo ci colpisce perché è il punto più umano del cristianesimo: non serve essere all’altezza, perché è Cristo ad alzare la nostra statura, entrando dentro la nostra povertà. Ed è questo che rende possibile vivere ogni cosa – anche la fatica – con pace.

 

Regina Caeli di domenica 18 maggio

 
 


Al termine di questa celebrazione, saluto e ringrazio tutti voi, romani e fedeli ditante parti del mondo, che avete voluto partecipare!
Esprimo in particolare la mia gratitudine alle Delegazioni ufficiali di numerosiPaesi, come pure ai Rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali e di altreReligioni.
Un caloroso saluto rivolgo alle migliaia di pellegrini convenuti da tutti i Continentiin occasione del Giubileo delle Confraternite. Carissimi, vi ringrazio perché mantenete vivo il grande patrimonio della pietà popolare!

Durante la Messa ho sentito forte la presenza spirituale di Papa Francesco, chedal Cielo ci accompagna. In questa dimensione di comunione dei santi ricordo che ieri a Chambéry, in Francia, è stato beatificato il sacerdote Camille Costa deBeauregard, vissuto tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, testimone di grande carità pastorale.

Nella gioia della fede e della comunione non possiamo dimenticare i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre.
A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame. Nel Myanmar nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti. La martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura.
Perciò, mentre affidiamo a Maria il servizio del Vescovo di Roma, Pastore dellaChiesa universale, dalla “barca di Pietro” guardiamo a Lei, Stella del Mare, Madre del Buon Consiglio, come segno di speranza. Imploriamo dalla sua intercessione
il dono della pace, il sostegno e il conforto.

 
Una delle cose che colpisce in questi primi discorsi del Papa è che inizia sempre con una gratitudine. Ringrazia per il ministero ricevuto, per la fiducia, per il cammino della Chiesa, questo ci pare un modo concreto di guardare la realtà: come qualcosa che gli è stato affidato. È bello che proprio la gratitudine sia il primo sentimento che esprime: ci ricorda che dovrebbe essere anche per ciascuno di noi l’atteggiamento con cui iniziare la giornata. Dire grazie è riconoscere che la vita è un dono, che non siamo soli, e che ogni giornata è un’occasione nuova per rispondere a questo dono. Un altro richiamo costante in questi primi interventi del Papa è quello della comunione nella Chiesa: durante il Regina Caeli ha detto di aver sentito forte la presenza spirituale di Papa Francesco, ricordandoci che la comunione dei Santi è una realtà viva: i legami nella fede non si interrompono, ma si fanno più profondi. È una Chiesa che cammina insieme, anche con chi ci ha preceduto. Questa comunione si allarga anche al dolore del mondo. Il Papa ci ha invitati a non dimenticare chi soffre a causa delle guerre: i bambini e le famiglie di Gaza, le vittime del Myanmar, il popolo ucraino in attesa di pace. La comunione vera ci rende partecipi, ci fa sentire che il dolore degli altri ci riguarda. È così che la fede diventa concreta: in una Chiesa unita che porta nel cuore la speranza e la sofferenza di tutti.  

Regina Caeli di domenica 11 maggio

 
 

(...)
Considero un dono di Dio il fatto che la prima domenica del mio servizio come Vescovo di Roma sia quella del Buon Pastore, la quarta del tempo di Pasqua. In questa domenica sempre si proclama nella Messa il Vangelo di Giovanni al capitolo decimo, in cui Gesù si rivela come il Pastore vero, che conosce e ama le sue pecore e per loro dà la vita.
In questa domenica, da sessantadue anni, si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. E inoltre oggi Roma ospita il Giubileo delle Bande musicali e degli Spettacoli popolari. Saluto con affetto tutti questi pellegrini e li ringrazio perché con la loro musica e le loro rappresentazioni allietano la festa, la festa di Cristo Buon Pastore: sì, è Lui che guida la Chiesa con il suo Santo Spirito.
Gesù nel Vangelo afferma di conoscere le sue pecore, e che esse ascoltano la sua voce e lo seguono (cfr Gv 10,27). In effetti, come insegna il Papa San Gregorio Magno, le persone «corrispondono all’amore di chi le ama» (Omelia 14, 3-6).
Oggi, dunque, fratelli e sorelle, ho la gioia di pregare con voi e con tutto il Popolo di Dio per le vocazioni, specialmente per quelle al sacerdozio e alla vita religiosa. La Chiesa ne ha tanto bisogno! Ed è importante che i giovani e le giovani trovino, nelle nostre comunità, accoglienzaascoltoincoraggiamento nel loro cammino vocazionale, e che possano contare su modelli credibili di dedizione generosa a Dio e ai fratelli.
Facciamo nostro l’invito che Papa Francesco ci ha lasciato nel suo Messaggio per la Giornata odierna: l’invito ad accogliere e accompagnare i giovani. E chiediamo al Padre celeste di essere gli uni per gli altri, ciascuno in base al proprio stato, pastori “secondo il suo cuore” (cfr Ger 3,15), capaci di aiutarci a vicenda a camminare nell’amore e nella verità. E ai giovani dico: “Non abbiate paura! Accettate l’invito della Chiesa e di Cristo Signore!”
La Vergine Maria, la cui vita fu tutta una risposta alla chiamata del Signore, ci accompagni sempre nella sequela di Gesù.


Dopo il Regina Caeli

(…) l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale, terminava 80 anni fa, l’8 maggio, dopo aver causato 60 milioni di vittime. Nell’odierno scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato Papa Francesco, mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo, ripetendo l’appello sempre attuale: “Mai più la guerra!”.
Porto nel mio cuore le sofferenze dell’amato popolo ucraino. Si faccia il possibile per giungere al più presto a una pace autentica, giusta e duratura. Siano liberati tutti i prigionieri e i bambini possano tornare alle proprie famiglie.
Mi addolora profondamente quanto accade nella Striscia di Gaza. Cessi immediatamente il fuoco! Si presti soccorso umanitario alla stremata popolazione civile e siano liberati tutti gli ostaggi.
Ho accolto invece con soddisfazione l’annuncio del cessate il fuoco tra India e Pakistan, e auspico che attraverso i prossimi negoziati si possa presto giungere a un accordo durevole.
Ma quanti altri conflitti ci sono nel mondo! Affido alla Regina della pace questo accorato appello perché sia lei a presentarlo al Signore Gesù per ottenerci il miracolo della pace.
Ed ora saluto con affetto tutti voi, romani e pellegrini di vari paesi. ……..

 

Di questo intervento sottolineiamo due aspetti: la citazione di San Gregorio Magno, «le persone corrispondono all’amore di chi le ama» (Omelia 14, 3-6), e l’esortazione rivolta alle comunità: “è importante che i giovani e le giovani trovino, nelle nostre comunità, accoglienza, ascolto, incoraggiamento nel loro cammino vocazionale, e che possano contare su modelli credibili di dedizione generosa a Dio e ai fratelli.”

La prima citazione richiama un aspetto fondamentale delle relazioni umane: la reciprocità. «Le persone corrispondono all’amore di chi le ama», dice San Gregorio Magno, e queste parole ci ricordano che l’amore autentico ha la forza di generare una risposta, di risvegliare nell’altro il desiderio di accogliere e ricambiare. Si tratta di una dinamica profonda del cuore umano: quando ci sentiamo amati, siamo più disposti ad aprirci, a fidarci, a restituire affetto e attenzione. È una verità semplice, che vale nelle amicizie, nella vita familiare, nella comunità e anche nel rapporto con Dio.